Ordo Servorum Mariae

Agiografia OSM 

Iconografia OSM   

Lettera spirituale di Angelo Montorsoli

IL CARISMA DEI FRATI SERVI DI SANTA MARIA

Servizio,  Comunione fraterna, Dimensione Mariana, Misericordia

  Nel panorama della vita religiosa e in particolare degli Ordini mendicanti, l’Ordine dei frati Servi di Santa Maria si caratterizza per il forte senso di comunione fraterna, lo spirito di servizio, il costante riferimento alla beata Vergine, gloriosa Signora dei suoi Servi e la continua tensione alla conversione.

  SERVIZIO


Il Servizio è un elemento essenziale del carisma dell’Ordine. Questo spirito di Servizio ha le sue radici profonde nella Sacra Scrittura. Nel loro ideale di servizio, i Servi si ispirano anzitutto all’esempio di Cristo, che incarna la figura del “Servo del Signore” (cf. Is 42, 1-7; 49, 1-9; 50, 4-11; 52, 13-53,12), è venuto “per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45) ed è in mezzo ai suoi discepoli “come colui che serve” (Lc 22, 27; cf Gv 13, 3-17). Poi nell’umile atteggiamento della beata Vergine che, chiamata da Dio a collaborare al progetto salvifico dell’incarnazione del Verbo, si dichiarò “Serva del Signore” (Lc 1, 38).

Per i Servi “l’ambito del servizio è ampio: Dio, la Vergine, la Chiesa, l’uomo, i frati della propria comunità. Servizio è (…) la condivisione delle aspirazioni e delle inquietudini dell’uomo, la promozione di genuine forme di vita cristiana;

 -  servizio come l’ospitalità e l’accoglienza dei fratelli, specialmente dei più umili, l’assistenza agli anziani, agli infermi e alle persone bisognose;

 - servizio sono ancora le molteplici forme di impegno apostolico, in particolare quello missionario;

 - servizio sono, infine, lo studio, l’esercizio dell’autorità, l’impegno di avere con tutte le creature “solo rapporti di pace, di misericordia, di giustizia e di amore costruttivo”. 

FRATERNITA'


Dal testo costituzionale risulta chiaramente l’importanza della comunione fraterna per la nostra vita. La preghiera di Gesù al Padre perché i discepoli fossero una cosa sola come lui e il Padre sono una sola cosa (cf. Gv 17, 11), la testimonianza della primitiva comunità cristiana in cui “la moltitudine di cloro che erano venuti alla fede aveva un cuor solo e un’anima sola “ (At 4, 32), il precetto agostiniano che i frati vivano “unanimi nella casa” ed abbiano “tutto in comune” fra loro e, infine l’esempio dei Sette Santi tramandato dalla Leggenda de origine Ordinis fanno della comunione fraterna un elemento essenziale della nostra vita. Senza di essa non saremmo autentici Servi di Maria.

La comunione fraterna “caratterizza il nostro modo di testimoniare il Vangelo;

-       - informa il nostro stile di vita, il nostro lavoro e la nostra preghiera;

-     - determina la forma di governo dell’Ordine e dà una peculiare impronta al nostro servizio apostolico; è l’ambito in cui rendiamo la nostra testimonianza di povertà evangelica e in cui viviamo il nostro impegno di obbedienza alla Parola di Dio e alle decisioni comunitarie;

        -   in essa riconosciamo una sorgente di amicizia e una salvaguardia della nostra consacrazione al Signore nella castità per il Regno;

   -  la comunione fraterna infine è il clima indispensabile per la formazione autentica del Servo di Maria e per lo sviluppo integrale della sua personalità” 

DIMENSIONE MARIANA


        La dedicazione totale alla beata Vergine, “speciale rifugio, madre singolare e propria Signora” dei Servi è un altro elemento essenziale della vita dell’Ordine. Esso si radica nell’atto stesso compiuto dai sette primi Padri all’inizio del loro itinerario spirituale: essi “temendo la loro imperfezione, pensarono rettamente di mettere umilmente se stessi e i loro cuori, con ogni devozione, ai piedi della Regina del cielo, la gloriosissima Vergine Maria, perché essa, come mediatrice e avvocata, li riconciliasse e li raccomandasse al Figlio suo e, supplendo con la sua pienissima carità alla loro imperfezione, impetrasse loro fecondità di meriti. Per questo mettendosi a onore di Dio al servizio della Vergine Madre sua, vollero fin da allora essere chiamati ‘Servi di santa Maria’.”

L’Ordine infatti è stato sempre persuaso di una particolare presenza di santa Maria nella sua vita: nell’ora trepida delle origini, lungo i secoli, nel nostro tempo. 

Già all’epoca dei sette santi Padre e di san Filippo Benizi, i Servi ebbero chiara coscienza che all’origine dell’Ordine vi era la figura materna e misericordiosa di Santa Maria, la novella plantatio,  come Innocenzo IV, con un’immagine di ascendenza biblica (cf, Is 61, 3; Sal 143, 12), chiama l’Ordine nella bolla Ut religionis vestrae del 1 agosto 1254, dovette divenire presto nella coscienza dei frati la plantatio

Virginis, quasi vigna piantata dalla Vergine e da lei custodia e difesa. 

Lungo i secoli poi l’Ordine ha sempre sentito accanto a sé la beata Vergine, che esso venerava con devoto servizio quale Donna dell’annuncio gaudioso, della misericordia regale e della compassione salvifica. L’ha sentita vicina soprattutto nei momenti in cui, per vicende di varia natura, era minacciato di estinzione o correva il pericolo di smarrire parte del suo patrimonio spirituale. In quei momenti la coscienza di essere la “religio Dominae nostrae” costituì per l’Ordine un motivo di speranza e una forza singolare per la ripresa del suo impegno evangelico. 

       Nelle Costituzioni del 1987 e in questo Rituale tutto il mistero della Vergine è proposto alla contemplazione e all’ossequio dei Servi, ma secondo la secolare tradizione dell’Ordine, alcuni aspetti di esso vengono messi particolarmente in:

- L’incarnazione del Verbo, evento in cui i Servi contemplano pieni di venerazione la santissima vergine Annunciata, la dona del “fiat” (cf. Lc 1, 38), umile e piena di fede: e da essa apprendono “ad accogliere la Parola di Dio e ad essere attenti alle indicazioni dello Spirito”.

- L’associazione della Madre alla passione salvifica del Figlio (cf. Lc 2, 34-35; Gv 19, 25-27), che determina la particolare pietà dei Servi verso l’Addolorata;

- La materna intercessione della Vergine, regina e madre di Misericordia, alla quale i Servi fiduciosi si appellano e la cui misericordia si studiano di prolungare nella loro vita;

     - La sua glorificazione in cielo accanto al Figlio, per cui ella risplende come la gloriosa Signora, alla quale i Servi offrono il loro devoto servizio e sotto il cui patrocinio si rifugiano.

MISERICORDIA


 La Conversione.

Nell’iconografia dei Servi, spesso si trovano l’immagine della Madre della Misericordia che accoglie ai suoi servi e li protegge da ogni male fisico e spirituale, impetrando grazie e misericordia presso suo Figlio; ma spesso si riconosce in questa pietà dei Servi il cammino che Dio chiama costantemente alla conversione, intesa come costante volgersi a Dio e quotidiano progresso nel cammino tracciato dal Vangelo.  E’ anche una componente caratteristica della spiritualità dei Servi. Essa si radica nel grave ammonimento di Gesù, rivolto a chiunque voglia essere suo discepolo: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15) e implica un “orientamento radicale e costante della comunità e dei singoli verso la novità di Cristo”.

Per i Servi di ogni tempo il distacco e le scelte compiute dai sette primi Padri quando si riunirono per seguire Cristo e il suo Vangelo costituiscono un esempio convincente della conversio morum.

La conversio morum esige infatti uno stile di vita austero, sobrio, penitente “in modo che per ognuno di noi si avveri la parola dell’apostolo: ‘Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito’ (Gal 5, 24-25)”.

Maria nel mistero della Redenzione: Vergine Addolorata

Per i Servi di Santa Maria la devozione alla Vergine Addolorata si ricollega al simbolismo del abito nero, nel quale già gli agiografi del secolo XIV riconoscevano un segno dell’umiltà della Vergine e delle pene da lei sofferte nella passione del Figlio. La risposta di s. Filippo ai due frati domenicani che lo interrogavano sull’Ordine cui egli apparteneva, e la visione mariana che secondo l’autore della legenda de origine Ordinis, ebbe s. Pietro Martire pongono l’abito dei Servi in rapporto con il mistero del dolore di nostra Signora: “abito di vedovanza” della Vergine, lo chiama s. Filippo; abito che sta a significare “il dolore che essa soffrì nell’amarissima passione del Figlio suo”, precisa l’autore della Legenda de origine Ordinis.

Si tratta di testimonianze della prime metà del secolo XIV, che sono oggetto di crescente interesse da parte degli storici dell’Ordine. In esse si può riconoscere il germe di quell’amorosa attenzione verso il mistero della Vergine Addolorata, che si svilupperà nei secoli successivi e costituirà uno degli elementi caratterizzanti la spiritualità dell’Ordine.

Infatti, il culto particolare verso l’Addolorata si esprimerà con devozioni come la Corona dell’Addolorata, Via Matris, e con una Messa votiva dei sette dolori a Santa Maria che venne concessa per i frati dell’Ordine il 9 giugno 1668. Nei secoli XVII-XIX si trova un fatto importante nello sviluppo di questa devozione all’interno dell’Ordine: il 9 agosto 1692 la Vergine Addolorata fu dichiarata titolare e patrona dell’Ordine; punto di un lungo processo nel quale varie espressioni di pietà verso la Vergine Addolorata –sia liturgiche sia popolari- erano sorte e si erano saldamente affermate; ma fu anche stimolo e punto di partenza per la creazione di altri pii esercizi in onore della Regina dei martiri.

Nelle Costituzioni o norme dell’Ordine troviamo un grande Epilogo che sintetizza la figura della Madre di Dio nel mistero della Redenzione e i Suoi Servi: “In questo impegno di servizio, la figura de Maria ai piedi della Croce sia la nostra immagine conduttrice. Poiché il Figlio dell’uomo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, noi, Servi della Madre, vogliamo essere con Lei ai piedi delle infinite croci, per recarvi conforto e cooperazione redentrice.